Se lo scopo di un’associazione, come dichiarato, è la promozione dell’attività sportiva, allora non ci dovrebbe essere spazio a comportamenti poco limpidi.

Mi spiego meglio.

Se io svolgo un’attività sportiva insieme ad altri soci dell’associazione, devo potermi fidare ciecamente dei compagni con i quali sto svolgendo l’attività, soprattutto nei momenti in cui metto la mia vita nelle mani degli altri.

Esempio 1.
Grotta di Zompa lo Schioppo, parecchi anni fa. Sto strisciando nell’acqua e fango in un cunicolo inesplorato mentre alle spalle ho due sifoni, il secondo dei quali superato in apnea, tenuti sotto controllo da idrovore. Non lo farei se non fossi strasicuro che i compagni al di là dei sifoni non si stanno facendo le pippe, non accorgendosi di niente nel caso le idrovore si intoppino di fango. Ed anche che, vedendosela brutta loro, non pensano prima a salvarsi la loro pellaccia, per poi fuori, in salvo, piangere lacrime di coccodrillo per l’amico rimasto intrappolato dentro.

Esempio 2.
Un Aprile di qualche anno fa. Corsica. Rimango bloccato per ore sotto una cascata di quattro metri cubi al secondo d’acqua, mi dò come limite di tempo il crepuscolo, oltre il quale, all’alternativa di morire assiderato, posso giocarmi l’opzione di una morte quasi certa nella trappola-rullo sottostante, nel tentativo di superarla a nuoto.
Il mio amico risale in arrampicata libera i salti alle nostre spalle e ravana nel bosco prima di fermare la prima auto che percorre la strada.
Sa che ho poche ore di vita, arriva all’auto nelle condizioni di essere soccorso prima lui per un quasi collasso dovuto allo sfinimento.
Gli sono eternamente grato, perché grazie a lui, posso ora stare qui a scriverne.

Esempio 3.
Da fine corsista, scendo a -350metri di profondità, sono stanco ed ho difficoltà a continuare a scendere.
Il mio compagno di discesa, esperto speleologo (ed esperto stronzo), mi dice che posso ritornare verso l’uscita da solo, perché lui può continuare senza di me. E’ inutile sottolineare che è stata l’ultima volta che sono uscito con il tizio.

L’attività sportiva, svolta ad un certo livello, pone ogni individuo in situazioni tali, per cui gli atteggiamenti ipocriti semplicemente scompaiono. L’egoismo o l’altruismo della persona, in situazioni critiche, viene fuori senza filtri.
La natura delle persone viene fuori per quella che è, senza orpelli, finzioni, coperture.

L’attività sportiva è una palestra di vita, migliore della vita di tutti i giorni, perché ti permette di mettere a nudo le persone.

Se la fiducia nel proprio compagno deve essere totale, se la scelta dei compagni giusti è fondamentale, l’associazione sportiva non è allora il luogo adatto, perché le persone lì non si frequentano per le ragioni sopra descritte ma per una generica comunanza di interessi, il che non è un criterio sufficiente.

Di più. Nell’associazione le persone non si trovano assieme per la ricerca della fiducia reciproca (che consentirebbe loro di svolgere al meglio un’attività) . Ma, al contrario, svolgere un’attività va in secondo piano rispetto alla possibilità di assumere un qualche ruolo. Tanto che spesso, il raggiungimento di quest’ultimo obiettivo oblia quello che dovrebbe essere lo scopo principale dell’associazione stessa.

(continua)


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