L’ 8 settembre 2007, il sottoscritto e Michele Angileri hanno effettuato la prima discesa in corda di una delle più celebri cascate dei Monti della Laga: la Cascata delle Scalette. Essa precipita per 350 di dislivello con una successione di gradoni di arenaria (altezza max. 40 m). Alcuni gradoni sono aggirabili sul lato destro idrografico, scendendo su ripidi pendii erbosi esposti. Noi abbiamo utilizzato quasi sempre la corda, concatenando più gradoni in un unico tiro.

Particolarissimi (forse unici!) e molto affascinanti la cascata e il paesaggio circostante.

Una scheda della discesa su http://www.micheleangileri.com/cgi-bin/schedap.cgi?scalette

Purtroppo per economizzare sui pesi, non abbiamo portato la macchina fotografica.
L’avvicinamento non è stato esattamente una passeggiata, tanto che, arrivati all’attacco delle Cascate, ci siamo sentiti praticamente fuori.

Tre note: durante la discesa abbiamo attraversato uno strato di fossili, che attraversava da parte a parte le cascate, veramente notevole.

E poi, nella seconda parte la roccia cambiava in marna (c’erano strati fratturati pensili), cosicchè per mettere in sicurezza la nostra discesa abbiamo dovuto fare qualche piccola operazione di disgaggio o trovare linee di discesa più pulite.

Infine, in mancanza di una fotografia, una descrizione dell’ambiente: sulla vetta alla testata del vallone, cima Lepre, c’era ancora striscie di neve, residuo delle nevicate dei giorni passati, che insieme ai colori già
autunnali della vegetazione boschiva a valle, gli strati rocciosi orizzontali che ci facevano da contorno, la verticalità dell’ambiente, la vista sulla piana di Amatrice, il cielo terso nel mattino e poi via via più
nuvoloso nel pomeriggio, con nuvole così basse che noi eravamo più vicini a loro che alla terra, le folate fredde che si incanalavano nel vallone in contrasto con il sole caldo, dove il sopravvento lo prendevano prima le une poi l’altro, l’acqua fresca che scendeva tranquilla, senza mai infastidirci, creando le sue traiettorie e giocando con le roccie e con la gravità, scorrendo a volte a patina, come un velluto sulla roccia, a volte concentrata in cascatelle, l’arenaria compatta e levigata, aderente alle suole delle nostre pedule, tutto ciò ci riempiva nella discesa, e mentre scendevamo sulla corda doppia tutti i nostri sensi erano inebriati da queste sensazioni, e forse a volte chiudevamo gli occhi per assaporarle e fissarle meglio, o forse al contrario perchè eccessivamente inebriati cercavamo in tal modo di attenuarle.

Per la tua curiosità, due foto delle cascate trovate su internet:



Purtroppo entrambe riprese dal basso, per cui non si ha granchè idea.


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