Ieri, domenica 28 Settembre 2008, con Michele, abbiamo aperto la quarta forra sulla Costiera Amalfitana. Di seguito la situazione aggiornata:


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In verde il Vallone di Erchie, aperto il 28 maggio 2006
In blu il Vallone di Vecite, aperto l’11 giugno 2006
In rosso la Valle delle Ferriere, aperto il 25 giugno 2006
Mentre, il nuovo, in arancione è il Vallone Nocito, aperto ieri.

Il Vallone Nocito è un canalone che per 500 metri di dislivello, dall’abitato di Agerola si getta in mare all’altezza di Pogerola, attraversando una poderosa bancata di calcare compatto all’inizio, ed, a seguire, un calcare meno compatto a stratigrafia inclinata, in un anfiteatro di pareti strapiombanti.

L’ambiente, nonostante la selvaggeria, è stato sfruttato dall’uomo con opere di captazione per irrigare fazzoletti di terra ricavati su pendii aggettanti, e sfruttato dagli animali che hanno usato gli scavernamenti in parete come ripari, accedendovi mediante tracciolini andini.

La prima parte, nel calcare compatto, è costituita da salti notevoli che gettano il torrente, con una curva a sinistra, alla base di un’enorme parete strapiombante, intercettando e seguendo da qui la principale linea di faglia. L’ambiente qui è mozzafiato, l’inizio dei salti si presenta ai nostri occhi come uno spettacolo orrendo (inteso secondo l’estetica di Burke) che stimola il nostro senso estetico.

La parete strapiombante di fronte a noi, è più in basso di noi; il fondo della parete sul quale dovremo atterrare, è ancora più in basso, ed invisibile alla nostra vista, sembra essere aquile appollaiate prima di spiccare il volo.

Al senso del sublime di Burke manca però un ingrediente essenziale: la distanza che deve intercorrere tra l’osservatore, il soggetto che prova il sentimento di terrore, cioè noi, ed il pericolo, che deve essere tale da non mettere a repentaglio l’incolumità del soggetto.

In questo caso invece noi dobbiamo scendere nel baratro, e si apre l’interrogativo (nient’affatto di natura estetica) se le corde bastino o meno (ma basteranno, fortunatamente).

Nella seconda parte invece la stratigrafia diviene inclinata, il che favorisce la formazione di scivoli, il torrente presenta una sequenza di calate dall’altezza media.

La discesa termina con la calata più alta, che paradossalmente risulta meno impressionante rispetto alla prima successione, perché l’ambiente è meno aperto, aereo, e più inforrato, un salto appoggiato di 75 metri.

Dalla sua base, un piccolo acquedotto, che porta l’acqua ai campi vicini, verrà da noi utilizzato come via d’uscita.


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