Poichè le distanze fisiche e le altre attività (quali la famiglia, il lavoro), costringono spesso a spostamenti mordi e fuggi, cerchiamo di compendiare questa carenza con una attività di studio preliminare a tavolino ed una successiva integrazione delle conoscenze acquisite sul campo.

Ritengo difatti che la conoscenza del territorio nella quale si effettua l’attività esplorativa, oltre ad essere importante per il successo dell’attività stessa, lo sia come completamento della propria persona ed estensione delle proprie conoscenze.

Fin dalla giovane età ho avuto la fortuna di spostarmi e frequentare nuovi luoghi, poi, con il crescere, il mio interesse si è spostato dai luoghi umani e dai tessuti urbanistici ai luoghi naturali, ma la matrice comune, cioè l’interesse per nuove geografie, è rimasta sempre la stessa.

Ritengo anzi che molti problemi, dal razzismo alla xenofobia, se rimaniamo nel campo umano, dall'(anti)ecologismo ad un’economia delle risorse illimitate, se passiamo nel campo del naturale. Sono in realtà problemi nati perché la gente si sposta poco geograficamente e rimane culturalmente abbarbicata al proprio piccolo e provinciale vissuto quotidiano.

Perché basterebbe che la gente si muovesse un poco di più per accorgersi di quanto è bella la varietà umana e naturale, e di come è un non senso rimanere ancorato al proprio piccolo mondo.

Per quanto mi riguarda, ogni volta che ho scoperto un nuovo territorio, io stesso mi sono sentito accresciuto di un qualcosa di più, come se il territorio fosse venuto a far parte di me, di un me accresciuto ed allargato.
La sensazione è di un perdersi, un diluirsi, ma al contempo di un accrescersi, arricchirsi.

Veniamo dunque all’argomento del post: il distretto minerario di Baccu Locci.


La zona è sovrastata ad Ovest dalla Area Militare, che la predomina dall’altipiano del Salto di Quirra, ad accesso limitato, e che la isola ancora di più.

Di questo luogo colpisce il contrasto tra la bellezza naturale e la selvaggeria da una parte, e lo sfruttamento scellerato del sottosuolo per estrarne piombo ed arsenico portato avanti fino al 1965, di cui ancora oggi ne paghiamo le conseguenze ( qui un’analisi geochimica delle acque, qui un’altra), dall’altro.

L’assurdità di tale sfruttamento è dato dal fatto che è stato realizzato a beneficio di una redditività economica pressochè nulla, ed al prezzo di un inquinamento ambientale e condizioni di vita e di lavoro dei minatori ai limiti della schiavitù (non esisteva ad esempio un sistema di condizionamento che impedisse loro di inalare le polveri tossiche, il percolato non veniva filtrato ma lasciato defluire a fiume), ed anche oggi è possibile vedere le baracche nelle quali vivevano.

Qui potete trovare una descrizione e la storia delle miniere.

Qui la mappa della zona con le forre (Baccu Locci e Baccu Dilone) che abbiamo aperto:


Visualizzazione ingrandita della mappa


4 commenti

utente anonimo · 5 Giugno 2008 alle 18:30

Ogni volta che torniamo dalla Sardegna sentiamo la soddisfazione di avere visto luoghi nuovi e l’insoddisfazione che viene dall’essere venuti a conoscenza di altri luoghi belli e affascinanti che non c’è stato tempo di vedere.

È un po’ il discorso della Dotta Ignoranza di Nicolò Cusano: ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo si genera contemporaneamente un allargamento di orizzonti che rende coscienti dell’esistenza di altre cose che non conosciamo ancora. Dunque più cose sappiamo più ci sentiamo ignoranti, perché ci rendiamo conto anche delle cose che non sappiamo ancora. Solo chi è massicciamente ignorante può essere convinto di sapere tutto.

Ma per quanto i nostri viaggi siano brevi e intensi io non li definirei un “mordi e fuggi”. In primis per lo spirito che li anima: conoscere approfonditamente taluni aspetti di un luogo. Il nostro obiettivo è la conoscenza profonda, che è il contrario della superficialità richiamata dall’espressione “mordi e fuggi”. Il nostro è un pasto completo e abbondante, consumato in mezz’ora.

Inoltre il nostro viaggio non dura il tempo in cui si consuma. Noi iniziamo a viaggiare già da molto prima di salire sulla nave, e continuiamo il viaggio anche dopo essere tornati a casa. Il cyberspazio ci proietta in Sardegna, ci racconta la storia delle miniere, ci mostra i panorami, le tradizioni, ci fa ascoltare le voci, ci fa parlare con la gente.

Aprire 2 forre nuove in 2 giorni, vedere 2 luoghi come nessuno ha mai visto prima non è un caso: è il frutto di un lungo viaggio che la modernità ci permette di iniziare da casa e terminare a casa.

E quel pizzico di inevitabile rimpianto che accompagna ogni nostro rientro a casa è la molla che ci rimetterà in viaggio ancora, verso la Sardegna e verso altri luoghi da vedere e cooscere.

Michele

andreapucci · 5 Giugno 2008 alle 23:19

Ti ringrazio per l’intervento, perché mi dai modo di dissipare possibili equivoci.

>Ma per quanto i nostri viaggi siano brevi e intensi io non li definirei un “mordi e fuggi”…

Neanch’io definirei i nostri viaggi in tal modo, anzi li porterei come esempio di preparazione preliminare e di approfondimento a posteriori.

Per “mordi e fuggi” mi riferisco ad un certo atteggiamento nel praticare l’attività sportiva, dal quale mi pare entrambi siamo molto lontani.

Ciao Andrea

andreapucci · 6 Giugno 2008 alle 10:58

Rileggendo la frase di apertura (“… ho sempre detestato questo tipo di approccio nella mia attività sportiva”), mi sono accorto che poteva effettivamente ingenerare un’equivoco; ora l’ho articolata più compiutamente.

Ciao Andrea

utente anonimo · 7 Giugno 2008 alle 08:45

> Per “mordi e fuggi” mi riferisco ad un certo atteggiamento nel praticare l’attività sportiva, dal quale mi pare entrambi siamo molto lontani.

Lontanissimi, non c’è dubbio!

🙂

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