Due anni fa coprii a nuoto i 3,5km di lunghezza del Lago di Fiastra con il solo (ma non da poco) ausilio di pinne da snorkeling; senza di esse, all’epoca, non sarei riuscito nella traversata.

Dopo averlo realizzato, il nuovo obiettivo divenne invece quello di coprire il tratto a nuoto senza proprio alcun ausilio esterno, se non le proprie braccia, gambe, fiato e resistenza muscolare.

L’unico ausilio che rimane, se la vogliamo dire proprio tutta, è il mutino da 1mm da windsurf (e sotto, una maglia d’acqua), che copre il busto, per via della temperatura dell’acqua ed evitare la conseguente eccessiva dispersione termica.

Non ero ancora sicuro di essere pronto quest’anno per il nuovo obiettivo, ed infatti la mattina del 10 agosto, mentre mi avviavo al lago, nel punto di partenza prefissato con i miei paladini, mi prefiguravo con maggiore probabilità punti di approdo alternativi e più vicini, stabilendo che avrei deciso solo sul momento se proseguire o fermarmi prima, in base alla mia condizione fisica.

Giunto da terra al punto di partenza, convengono via acqua, due soci del gruppo canoe Fiegni, Paolo Chellini e Sandro Leoni, che mi seguiranno in canoa per tutta la traversata, fungendo da supporto in caso di necessità.

A loro non avevo espresso l’obiettivo più ambizioso di arrivare fino alla fine, cioè fino alla spiaggetta di San Lorenzo al Lago, sia per scaramanzia sia perché ritenevo meno probabile di riuscirci; per cui, quando raggiungo senza fermarmi e supero la spiaggia del campeggio di Fiegni, ad un 1Km circa dalla partenza, realizzano (se ce ne fosse stato bisogno) di non avere a che fare con una persona neurologicamente a posto di mente.

Superare il campeggio è il momento psicologicamente più stressante, perché corrisponde all’abbinamento del primo crollo fisico con la percezione visiva di quanto ancora manca all’arrivo, perché superato il punto più stretto, si apre la visuale ad una distesa d’acqua senza fine.

Inoltre poiché le due rive si allontanano, vengono a mancare i riferimenti (rocce e piante) sulle rive, che danno la percezione del proprio avanzamento, per cui si ha l’impressione di dare bracciate a vuoto, impantanandosi al centro del lago.

Verso la fine si apre improvvisamente (e con un certo sollievo) la visuale sulla spiaggia di San Lorenzo al Lago, sembra vicina – ed infatti per un attimo mi balena anche la velleità di proseguire oltre, fino al ponte stradale, idea fortunatamente un attimo dopo rimossa – ma in realtà non lo è: le persone sono ancora molto piccole e densamente concentrate l’una sull’altra.

Dopo un’ora e poco più dalla partenza, approdo alla spiaggetta, ho coperto i 3km di lunghezza. Sono con il fiato a posto, i muscoli un poco indolenziti, ma felice come una pasqua: quale sarà ora il nuovo obiettivo?

 

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